Lo scorso 3 giugno è tornato alla casa del Padre celeste Jürgen Moltmann, nato ad Amburgo l’8 aprile 1926. Forse uno dei massimi teologi protestanti della seconda metà del Novecento e dei primi anni del XXI secolo, Moltmann è stato l’iniziatore di quella che è stata definita la “teologia della speranza”, una corrente di profondo rinnovamento del pensiero teologico grazie ad una sua reinterpretazione dell’escatologia biblica, che ha avuto una grossa risonanza negli Stati Uniti e orientandosi sempre più verso la “teologia della Croce” profondamente luterana e tuttavia nuova rispetto all’opera del Riformatore. Componente importante del pensiero Moltmann una teologia della Creazione rielaborata in chiave ecologica. Tedesco, fece parte della generazione che dovette fare i conti, anche in senso religioso, con la Shoah. Studente di matematica e fisica durante la guerra e aggregato alle forze aeree ausiliarie, scontò un periodo di prigionia di 3 anni e si avvicinò alla fede. Anni più tardi dirà: «Non fui io a incontrare Cristo, ma Cristo a incontrare me». Inizio gli studi teologici in Inghilterra, tornò ad Amburgo e studiò a Gottinga, dove venne a contatto con i seguaci di Karl Barth. Fu docente di teologia sistematica a Bonn e a Tubinga a partire dagli anni sessanta.
Tra i suoi libri più significativi “Teologia della speranza” (1970), “Il Dio crocifisso” (1973), “Diaconia. Il servizio cristiano nella prospettiva del Regno di Dio” (1984), “Dio nella Creazione” (1985), “Etica della speranza” (2011) e “Teologia politica del mondo moderno” (2022).
«Il panenteismo di Moltmann – ha dichiarato il Rev. Eduardo Zumpano, sovraintendente della Chiesa Evangelica Riformata Episcopale associata alla CPU e docente di teologia sistematica dello Studio Teologico Ecumenico “Filippo Melantone” – è il punto di partenza per rileggere il cristianesimo nel nostro mondo globalizzato. L’unico – tra i teologi – che ha vissuto sulla propria pelle la sua teologia. Esperienza di pensiero teologico è infatti una riflessione sul metodo teologico condotta in forma di autobiografia.»